Ho iniziato questo blog parlando di quanto credessi nella rete e nelle potenzialità comunicative del web.
Nel mio primo post ero fiero di poter scrivere che:
“In tempi di rivoluzione bisogna avere il coraggio di essere rivoluzionari”
e che:
“Il web è indubbiamente la grande rivoluzione dei nostri tempi, quella che sta ridefinendo i confini dei nostri mondi e delle nostre relazioni, dando vita a nuove architetture spaziali che non possono non essere prese in considerazione.”
Ora, negli ultimi giorni, è proprio la rete ad essere al centro delle cronache di tv e giornali.
Al centro delle cronache USA con le due proposte di legge SOPA e PIPA e al centro delle cronache italiano con l’emendamento proposto dall’onorevole Fava che sembra in gran parte ricalcare le non troppo felici orme americane.
Formalmente, le proposte di legge che sono state presentate nelle rispettive camere non sono nient’altro che dei tentativi di salvaguardare il copyright e evitare la diffusione di contenuti pirata sul web. Strategie, dunque, idealmente volte alla salvaguardia del diritto d’autore, ma che, concretamente, si tramutano, per come formulate, in bavagli della rete, in limitazioni, non solo della libertà di espressione, ma anche di quella stessa forza di condivisione e circolazione dei contenuti e delle idee che rende straordinario e rivoluzionario il web.
Come creatore e come artista sono estremamente sensibile e ho molto a cuore ogni questione che riguardi la tutela della proprietà intellettuale. So bene quanta fatica e quanti sforzi risiedano dietro la trasformazione di un’idea in un prodotto, sia esso un pezzo musicale o un pezzo di design; eppure sono fermamente convinto che la tutela del diritto d’autore non debba avvenire con leggi ghigliottina destinate, accidentalmente e drammaticamente, a censurare spazi di espressione e di dialogo potenzialmente ricchi e carichi di spunti d’ innovazione.
Il diritto d’autore, infatti, va tutelato sulla base della diffusione, da un lato, di una cultura del rispetto per la produzione intellettuale e artistica e, dall’altro lato, con un aumento della qualità dei prodotti che si realizzano.
Solo opere dall’alto valore contenutistico e simbolico riescono a competere in un mondo dove la copia e il falso sono dietro l’angolo. L’originale deve incarnare in sé un’unicità e una carica distintiva tali da conferirgli un senso di superiorità qualitativa sul fake o sulla copia pirata.
Una distintività congenito che sbaraglia la concorrenza.
Si possono guardare milioni di film in streaming via internet, ma, allo stesso tempo, non si riesce a resistere all’acquistare il dvd originale del film che abbiamo visto on-line e che è riuscito così tanto a toccarci l’anima.
Non bisogna dimenticare che la rivoluzione di internet è una rivoluzione qualitativa, che, nel regno dell’abbondanza, a sopravvivere in termini commerciali sono solo i bocconi più gustosi, quelli che meritano di essere riassaggiati e posseduti. Strappati dall’effimero mondo del digitale per diventare nostri.
Credere nella libertà delle idee e del web significa credere in un domani che punti su qualità e intelligenza dei prodotti. Significa capire che condivisione fa rima con capacità di distinzione.
Pensare di risolvere un problema economico-commerciale, attuale e complesso come quello del diritto d’autore, restringendo la libera possibilità di circolazione dei prodotti intellettuali significa non capire la meritocrazia che sta alla base della filosofia web 2.0.; significa trasformare eventuali lacune di qualità in mere questioni di proprietà.
Una famosa stilista, copiata e ri-copiata ormai dalla notte dei tempi, era solita dire che essere copiati è il primo segno del fatto che si ha successo. Infatti, nonostante i mille fakes in circolazione, il suo impero è ancora saldamente in piedi. Vorrà dire qualcosa no?
Simone Micheli