Domenica scorsa, buttando un occhio sulla densa libreria dai miei genitori, mentre Cesar saltellava come un grillo da una parte all’altra della casa, vivacizzando il nostro pomeriggio, ho ritrovato uno splendido “antico” libro di Piero Bargellini (“Volti di pietra”) che avevo letto tanti anni fa. L’ho afferrato e rileggendone alcuni passi mi sono allontanato da quella reale divertente bolla, ritrovandomi perso nelle profonde quanto illuminate parole di quell’arguto uomo.
Tra i riemersi frammenti porto alla vostra attenzione questo: “Volti di pietra, volti di secoli, specchi di civiltà. Volti simili a quelli degli uomini, sereni e severi, ilari o tristi; sui quali cornici e pilastri sono come rughe e le fronti marmoree splendono ancora di un segreto pensiero. Quando, tra la folla delle casupole che nascono e muoiono con l’uomo, mi sono imbattuto in uno di questi volti di superstite secolare, mi è parso che dalla pietra uscisse come una voce a narrarmi, non la vicenda esteriore dell’opera, ma la storia dell’edificio, il perché pietre e mattoni e legnami si siano congregati e legati in un disegno, ripetendo sul volto di pietra i tratti della società di cui l’edificio fu espressione. Un secolo lascia la sua voce in una poesia, i suoi colori in un quadro, il suo sospiro in una nota musicale, ma soprattutto imprime il volto in una maschera di pietra. Ogni secolo rivela compiutamente in un edificio, vi si pietrifica, nel ricordo della sua irripetibile vita. Il tempo, simboleggiato comunemente nel fluire di un fiume, lascia lungo il suo corso queste isole rocciose, le quali non sono però sedimentarie. Hanno piuttosto delle isole madreporiche, le quali, si dice, conservano i resti morti di sterminate quantità d’esseri che furono vivi. Nei monumenti architettonici non vengono murati i resti materiali delle generazioni; ma le pietre seguono la volontà delle moltitudini e traducono nelle costruzioni gli ideali di una vita comune. In loro si è incarnata, o meglio pietrificata, un’idea secondo la quale milioni di uomini hanno vissuto, edificando la loro anima e i loro monumenti coi moduli della stessa armonia. Un’opera d’arte in genere, e più un’opera d’architettura, non sorge mai solitaria, ancorché nasca spontanea nello spirito dell’artista. Tutto un popolo, tutto un secolo, tutta una civiltà chiede all’artista, a gran voce, quell’opera. Gli chiede, quasi gli impone, di esprimere in maniera sua, ma non per proprio conto, la verità di cui vive una religione, l’ideale di cui si alimenta una società. E beato quell’artista al quale giunga chiara la voce del suo secolo; beato l’artista che senta senza incertezze la vocazione d’una ben definita società, e possa dare così alla sua opera un volto non ambiguo, ma aperta, eloquente fisionomia Come tra quegli umani, anche I volti di pietra s’incontrano sembianze di vigoroso sentire, di chiara bellezza perchè di assoluta sincerità. Ed altri se ne incontrano che ostentano baldanza e sono vili; che nella loro doppiezza non riescono a manifestare un pensiero originale.”. Piero Bargellini, “Volti di pietra”, Vallecchi editore, Firenze, 1943.
Il nostro secolo lascerà nel bene o nel male, la sua voce in un’improbabile quanto magica rete appartenente al modo della virtualità: la nostra maschera di pietra.
E’ vero: Dal 1943, anno nel quale l’amico del mio nonno Mario, Piero Bargellini, pubblicava questa pietra miliare dal rilevante peso contenutistico, tante cose sono cambiate, tante posizioni intellettuali hanno alterato i propri profili, tanti riferimenti hanno migrato verso lidi diversi, ma nonostante il nostro tempo appaia, ad un occhio poco attento e ad una mente poco elastica, lontano anni luce da quelle ispirate parole, non è così. Basta immaginare una libera “traduzione” in “metropolitanese”, delle parole dello straordinario Piero e tutto diventata chiaro, tutto sembra essere perfetto per il sostegno etico del nostro presente.
Se lo trovate… leggetelo!
Questo libretto vi ossigenerà la mente.
Vi farà riflettere sul contemporaneo senso delle nostre azioni.
Farà impallidire i vili.
Farà sussultare i cuori degli eroi.
Forse sono stato così felice di ri-scoprire quest’opera, perchè ho consciamente capito che in tutti questi anni è sempre stata al mio fianco.
Buon martedì!
Foto: profumatore di ambienti “Gilda”, disegnato da Simone Micheli per Cyrus Company
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