Da una vecchia intervista che mi fece Giorgio Tartaro almeno due lustri fa…
Giorgio
“Qual è il tuo materiale preferito?”
Simone
“Non ho un materiale preferito! Anzi, è un bugia! Ho un materiale preferito! Un materiale che indubitabilmente adoro più di ogni altro: lo specchio!”
Giorgio
“Perché?”
Simone
“Questa antica materia, utilizzata da tanti, da tutti ed in tutte le salse, mi ha entusiasmato e mi continua ad entusiasmare perché ogni volta che lo utilizzo diviene un dotto compagno d’avventura per la creazione di storie sempre diverse. Lo specchio rappresenta per me uno strumento per trasformare visivamente, percettivamente lo spazio, per alterarne il senso, per creare campi di esaltazione sensoriale, per definire stimolazioni emotive improbabili, per dinamizzare la staticità volumetrica. E’ un mezzo che permette di mantenere il proprio mondo percettivo in bilico tra il reale ed il virtuale e questo mi affascina incredibilmente! Dalla zona divani della mia casa, alle pendici delle colline di Settignano a Firenze, traguardando con lo sguardo dalla finestra, comodamente seduto sulle potrone, non avrei mai potuto vedere il meraviglioso castello di Vincigliata se non realizzando una finestra virtuale attraverso un intrigante uso di questa straordinaria materia vetrosa. Non è meraviglioso?”
Giorgio
“Naturale o artificiale? E cosa intendi per “naturale/artificiale?”
Simone
“Questa materia artificiale, ancora poco indagata, perché utilizzata prevalentemente in lastra planare o curva, sfruttandone solo parzialmente le infinite possibilità espressive e funzionali, può essere plasmata, alterata dall’uomo per la creazione di una miriade di superfici plastiche dalle proprietà estetiche legate al mondo dell’incredibile! Nonostante la storicità, di questo prodotto creato dall’umano ingegno, c’è ancora spazio per l’individuazione di nuove storie possibili!”
Giorgio
“È un materiale caldo o freddo, aristocratico, democratico?”
Simone
”Dipende dalle circostanze! E’ per questo che lo amo! Può essere caldo, freddo, aristocratico o democratico in relazione al contesto, in relazione all’archica storia da raccontare, in relazione all’uso che se ne fa, in relazione alla materia che ne lambisce i profili, in realzione alla luce che lo sfiora, in relazione ai colori che gli sono vicini-lontani!”
Giorgio
“Cosa potresti chiedere ulteriormente a questo materiale?”
Simone
”Ogni volta chiedo una cosa diversa a questo eroico, ingannevole, emozionante amico! Ogni volta lui non mi delude! Ogni volta penso ad un utilizzo anticanonico, improbabile, impossibile-possibile e lui mi risponde sorridendo dicendomi: anche questa volta sono riuscito a soddisfare i tuoi anomali desideri! E’ bellissimo e straordinario! Adesso non so cosa potrei chiedere ulteriormente a questo materiale, ma so che quando gli chiederò di superare nuovamente i suoi confini legati al mondo dello stereotipo, lui non mi deluderà!”
Giorgio
“Per cosa potresti utilizzarlo?”
Simone
“Quando penso a questa materia, nella mia mente si aprono spazi infiniti legati alla dimensione dell’impossibile! Lo specchio, nel mio immaginario creativo, rappresenta un elemento da plasmare, da utilizzare spregiudicatamente per originare nuove forme, nuovi contenuti espressivi.”
Giorgio
“Per quale motivo altri non lo amano o non lo utilizzano?”
Simone
“Non lo so! Credo dipenda dal fatto che non hanno mai tentato di parlare a fondo con lui di conoscere il suo cuore, di far tesoro dei suoi silenziosi consigli!”
Giorgio
“C’è un progetto più di altri che invidi per il sorprendente utilizzo di questo materiale?”
Simone
“Sicuramente, quello di Andrea, un bambino di 9 anni che ha utilizzato con inconscia maestria frammenti di questa nobile materia trasformandoli in un opera entusiasmante legata al mondo della rifrazione, del superamento visivo del reale. Andrea mi ha confessato di aver molto parlato con lo specchio e che lui gli ha suggerito la strada da percorrere per il raggiungimento del risultato finale!”
Giorgio
“Qualche esempio di utilizzo o di adesione totale al tuo progetto?”
Simone
”L’antibagno del ristorante “oo” a Firenze, come anche la sua dinamica sala, le suite dell’Hotel “Aurora” a Merano, le camere dell’Hotel “la Corte dei Butteri” sull’Argentario, lo spazio “A4” a Santhia, ma la storia potrebbe continuare…”
Giorgio
“Qualche critica di altri per la sua predilezione per questo materiale?”
Simone
”Qualcuno mi ha detto che ne uso troppo! Ma quando un umano è innamorato è innamorato!”
Giorgio
“Puoi associarlo a un vino, un quadro, un brano musicale, una squadra di calcio, un attore?”
Simone
”A brani musicali naturali fatti di dense quanto delicate voci di uccelli, di sussurri di foglie sfiorate dal vento, di calmi continui movimenti d’acqua di torrente o di fragorosi suoni di mare in tempesta misti agli impetuosi sibili di un teso libeccio!”
Giorgio
“Quale sarà il suo prossimo materiale preferito?”
Simone
”Anche se sono un uomo che se ama, ama per sempre non escludo che nel prossimo futuro possa nascere un altro amore per una nuova materia. Adesso, forse perché tanto innamorato, non riesco ad immaginare nessun tipo di materiale che possa sostituire lo specchio nel mio cappello delle magiche alchimie architettoniche!”
E la storia, a distanza di anni, non è cambiata.
Se non esistessero specchi illuminati la mia architettura sarebbe sicuramente diversa.
Ristorante “ZeroZero”, Firenze
Foto © Maurizio Marcato, interior design Simone Micheli