I nostri passi si muovono partendo dalle radici aspiranti che abbiamo dietro di noi

L’era spaziale del design iniziata nella seconda metà degli anni ‘60 con la messa in scena di veri e propri “oggetti volanti”, e conosciuta come Space Age, è oggi più che mai in crescente riattualizzazione, più per contenuti che per forma. La moda lunare dell’epoca riassume i più importanti temi di un’architettura utopica dove l’ottimismo per la ricerca di nuove opportunità, nuovi pianeti da esplorare, vennero utilizzati per sviluppare al meglio un determinato stile di vita futuribile e/o rivoluzionario.
L’uomo moderno preferiva la mobilità, disponeva per la prima volta di tempo libero, e un numero sempre più crescente di persone veniva influenzato dai nuovi concetti abitativi, alcuni dei quali sono rimasti fino ai giorni nostri continuando a fornire forti spunti di riflessione sulla contemporaneità.
Il mobile, in questo contesto, diventa segno curvo, assume forme organiche e/o irreali più semplici, sconosciute, sfruttando la malleabilità, la duttilità e la piegabilità delle materie plastiche.
Tutto doveva concorrere a ricreare visivamente ed emozionalmente quel viaggio verso l’universo ancora inesplorato.
Per la prima volta si inizia a pensare all’arredamento come microcosmo sensoriale intelligente tendente ad una realtà indefinita, immateriale, colma di funzioni ed informazioni.
Oggi siamo ancora agli albori di tali premesse.
Esiste uno spazio virtuale, su cui sono stati appena mossi i primi passi, proprio come quello stesso uomo che camminò sulla Luna.
Uno spazio su cui ci si deve interrogare, per circoscriverlo in quanto infinito, per poterne sfruttare le impressionanti e suggestive potenzialità.
Questo spazio esiste, ma solo ora, con l’avvento della tecnologia, si può esplorare una nuova dimensione con una componente ludica mai vista.
E’ innegabile che la nostra bolla temporale abbia dei link connessi ai turbinii progettuali degli anni ’50, ’60 e ’70 ma non solo.
E’ innegabile che il nostro sistema progettuale metropolitano sia figlio di tutto ciò che ci ha preceduto.
E’ innegabile che i nostri passi si muovano partendo dalle radici aspiranti che abbiamo dietro di noi, tentando di avvicinarsi ad un futuro che immaginiamo di dominare e di possedere.
Per questo dobbiamo mettere in  discussione tutto, capire il circostante per sognare mete sempre più visionarie che entreranno nei cuori e nella memoria di molti.
Chi sarebbe diventato Ettore Sottsass se non fosse esistito Fortunato Depero?
Chi sarebbe diventato Michelangelo se non fosse esistito Masaccio?
Chi sarebbe diventato Piero Della Francesca se non ci fosse stato Giotto?
Altro!!!

Buon Martedì!

Foto:
“Olo” design di Simone Micheli per Adrenalina

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