La Toscana e Firenze sono state la culla della cultura e dell’arte ma oggi vivono una situazione di tragico stallo che non rende onore al grandioso passato e che non pone attenzione al presente e tanto meno al futuro. Questo immobilismo, questo assurdo modo di costruire creando degrado rappresenta la principale causa della fuga di uomini visionari che trovano altrove terreno fertile per la realizzazione delle proprie idee. Io stesso, che ho lo studio principale a Firenze ma anche uno a Milano, non so per quanto tempo rimarrò ancora qui! E’ un vero peccato che la Toscana si trovi a vivere una situazione di catarsi così estrema. La forte miopia di chi interviene su questo frammento di terra, sembra proprio che impedisca anche solo di ricordare che la bellezza di cui questa Regione può essere fiera si è amplificata grazie a brillanti pensieri ed azioni di uomini che come Masaccio e Brunelleschi erano veri avanguardisti!
Ieri sera di ritorno da un soggiorno all’Alpe di Siusi, mi sono quasi spaventato guardando, una volta ancora, il disastroso insieme costruito in prossimità del casello autostradale di Firenze sud (la situazione risulta essere pressoché invariata in tutta la periferia dell’ex medicea città).
Istantaneamente il pensiero è balzato agli splendidi spazi naturali intelligentemente conservati e tutelati dell’Alpe. L’altrettanto fulminea riflessione è stata: l’uomo fiorentino che ha infiniti compagni d’avventura in altrettanti spazi urbanizzati del mondo, è talmente preso dal proprio indolente fare che non riesce nemmeno più a capire che ogni suo maldestro gesto tridimensionale non trasforma la materia in meraviglia ma in terribile tragedia capace solo di dequalificare la vita.
Abbiamo tanto lavoro che ci aspetta!
A Firenze, ma non solo, dobbiamo demolire, pulire, ricostruire dove abbiamo seminato sporcizia.
E’ tardi ma ce la potremo fare se uniremo forze intellettuali ed imprenditoriali, se il mondo della politica sposterà, in senso reale, l’attenzione sui problemi di trasformazione qualitativa della materia terrestre.
Ci vogliamo provare?
Un Simone Micheli meno “futuribile”, attento (finalmente) a quello che succede nel mondo piuttosto che concentrato su quanto accade dentro uno stand fieristico o in una vetrina addobbata… meglio tardi che mai… del resto la “catarsi” è la “catarsi”… un caro saluto.
Ci “dobbiamo” assolutamente provare, viviamo troppo e solo di un passato che diventa sempre più remoto. Oggi è il passato di domani, ergo il futuro delle prossime generazioni.
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