Appena sveglio leggermente intontito dal sonno, mi ritrovo a fissare la mia nuova t-shirt di Batmam…
Quando decisi di aprire la mia attività accennai a mia madre l’idea di chiamarla “architectural hero”, lei mi disse che non era il caso perché “gli eroi muoiono sempre per i loro ideali”, mentre le rispondevo, mi accorsi che non solo nel lavoro, ma nella vita, mi sentivo come loro, perché se dovessero pormi davanti ad un bivio, alla scelta tra i miei ideali e un possibile vantaggio nel tradirli, sceglierei gli ideali e così risposi: “bene! Anch’io morirei per i miei ideali!”. Al tempo gli “ideali” mi sembravano chiari, cristallini, bianco e nero erano perfettamente distinti, ideali appunto, ma l’età e, soprattutto, le esperienze sfumano la vita con molteplici tonalità di grigi. All’improvviso non sei più così sicuro di cosa sia il bianco, figuriamoci il nero! Ma questo è senso critico, non è la perdita dell’ideale, ne è la definizione. Così si comprende che non c’è una sola, semplice visione, ma molteplici grigi che in realtà, per quanto sembrino antiestetici, sono i sapori e i colori che la vita, con pazienza, ci insegna.
La gioventù fa dire tante cose, forse non ero ancora perfettamente consapevole di ciò che avrei potuto realizzare.
Molto spesso è ciò a cui si aspira, quello che nel futuro diverrà il contenuto di un lavoro. L’importante è avere ciò che mi sembra manchi oggi, una possibilità.
Per questo la contemporaneità è affamata di supereroi, perché non vuole conformarsi, non vuole essere schiacciata da una realtà che non sente sua – come facciamo a sentire come nostre la crisi, lo stress, ansie e difficoltà continue? -, il vedere che anche un supereroe deve lottare per farcela, per strappare la sua possibilità al mondo, per il mondo, ci regala quella catarsi che per un momento stacca la spina e ci da la forza di affrontare ogni sfida.
Ognuno di noi quando si appassiona ad un supereroe è eroe egli stesso, perché già con quella semplice passione regala a tutti un metamessaggio, “io non mi conformo, io lavoro per un sogno”.
Mi alzo, infilo la t-shirt di Batman e me ne vado a lavoro così…
Non mi omologo e, nel mio lavoro, lotto costantemente con la stereotipia, la conformazione del gusto, l’arida ripetitività dei concetti, la gerarchia di sistemi stantii.
Forse semplifico troppo ma così facciamo tutti, lottiamo per migliorare il futuro, per renderlo possibile e, in questo, siamo eroi.
è vero, siamo tutti supereroi ogni volta che ci alziamo la mattina e decidiamo di voler fare questo bel mestiere! Di questi tempi fa decisamente bene leggere storie come questa.