Brunelleschi a Km 0. Slowarchitecture modello contro la crisi?

Torno oggi all’argomento crisi, che si impone costantemente al pensiero come alla contemporaneità, sotto agghiaccianti riflettori. La risposta all’ospite inquietante che, lungi dall’essere il nichilismo nietzscheano è la meno astratta quanto pressante crisi, viene da un tempo tanto lontano, quanto culturalmente a noi vicino, viene da Brunelleschi. L’architetto fiorentino è un esempio di soluzione alla crisi, una soluzione inaspettata, semplice, vicina, che passa attraverso l’uscita dal canone tradizionale, l’uso di materiali poveri e a km zero. La soluzione di Brunelleschi è uno “slowfood” architettonico, con materiali economici e del luogo, dalle qualità conosciute, è soluzione sostenibile economicamente e, anche se al tempo il problema non si poneva nelle modalità odierne, dal punto di vista energetico:

“Filippo Brunelleschi nella Firenze rinascimentale, traumatizzata da gravi problematiche economiche, non potendo più costruire opere d’architettura mediante l’utilizzo delle tradizionali grandi bozze petrose a vista, per una questione di costi, iniziò a realizzare le nuove architetture con muri a sacco finiti a intonaco civile, affidando la rinnovata dignità estetica a decori (marca piani, marca davanzali, cornicioni etc…) in pietra serena (materiale improprio per usi esterni perché gelivo, ma facile da reperire in terra fiorentina e di semplice e rapida lavorabilità). Ebbe inizio così una rivoluzione formale e contenutistica senza pari! Il buon Brunelleschi non può essere considerato per questo, oltre ai suoi grandi meriti artistico-intellettuali, un uomo che ha fatto della sostenibilità di campo il suo vessillo? Il suo pensiero architettonico, facendo leva sulle criticità del sistema, ha aperto nuove strade e nuovi orizzonti. Lui ha sempre guardato fuori dalla scatola, in tutti i sensi! Basti ricordare il suo altro salto nel futuro, attraverso il superamento della regola appartenente all’ordine architettonico classico che prevede il ferreo abbinamento della colonna alla trabeazione e dell’arco al pilastro. Lui, da illuminato visionario, nel portico dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze abbina alla colonna, con dado, all’arco e supera con quest’alchimia segnica i radicati stereotipi che incatenavano il suo tempo!
Tanti sono i creatori che hanno vissuto le proprie esperienze professionali con la volontà spasmodica di alterare il presente conosciuto per renderlo più vicino alle esigenze, ai desideri, alle necessità del proprio tempo, più coerente, più straordinario.
Per costruire oggi una nuova architettura è necessario continuare a guardare fuori dalla scatola, per cogliere gli anomali quesiti del nostro ibrido e contaminato presente, non dimenticando il passato e sognando il futuro”.

Le menti chiamate al rinnovamento, devono affrontare con altrettanta genialità la crisi contemporanea, tenendo presente il rapporto con l’eredità artistica della nostra bella Firenze. Buon martedì! Simone

Brano estratto dal volume: “Simone Micheli from the future to the past”

Foto : Oversea Building design by Simone Micheli
Client: Ghirardon Group
Place: Sottomarina di Chioggia, Venezia- Italia.

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. icittadiniprimaditutto ha detto:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

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