Guardando Cesar penso a quanto del bambino resti nell’adulto, ma, mentre il bambino può perdonarsi una non verità, pur sentendo in sé che qualcosa non va, così come volentieri perdono a Cesar piccole marachelle dopo avergliele fatte notare, l’adulto, invece, conosce, si rende conto.
Non nascondere la testa sotto la sabbia: le cose sono spesso li davanti a noi.
Raccontarsi altre “verità” è sensato? Nel momento in cui cominciamo a raccontare a noi stessi, in quell’istante accade qualcosa. Ci si allontana dal sé, si diviene altro, il nostro io non rimane tale. Non c’è morale, non c’è bene o male, la questione non è questa. C’è una scelta che, se compiuta tramite un racconto “voluto”, rivolto alla giustificazione del nostro ego, ha già perso la sua importanza, in questa fine frattura sta il noi, forse sta il trovarlo o il rischiare di perderlo. Si pone la questione: scegliere qualcosa che non ci piace, senza addolcirlo con una verità che risulterebbe amara, o guardare in faccia il problema? Non si tratta di bene o male, si tratta di scegliere consapevolmente qualcosa che sia giusto o sbagliato, si sceglie tramite una presa di petto con se stessi, senza retorica. Ecco in questo caso ciò che è sbagliato assume un valore diverso, lo si è scelto avendo il coraggio di non “raccontarselo” come giusto, lo stiamo guardando in faccia, il farlo o meno è un’azione che non sempre riguarda un giudizio morale, ma una nostra scelta consapevole, in base a ciò che non abbiamo addolcito.
Quando vede un pericolo, lo struzzo abbassa semplicemente la testa, non la mette sotto la sabbia, magari per pensare meglio.