In questa mattinata piovosa, sono di nuovo in viaggio per una conferenza, nella splendida Sicilia, a Palermo.
In coda o in aereo, soprattutto viaggiando soli, ci si ritrova immersi per qualche momento in un tempo diverso, altro, creativo.
Spesso, invece di attendere il termine del viaggio con ansia, spero non sia troppo breve, anche in coda non ho fretta, questo perché sono momenti in cui sono più produttivo e il tempo si dilata fecondo. Le idee mi sorprendono dietro il finestrino di un aereo, guardando la schiena della persona in coda davanti a me o nello specchietto di un taxi. Sarà perché in qualche modo il viaggio rappresenta una pausa, rispetto allo stress professionale, ma qualcosa si scioglie e, rilassandosi, si riversa su un foglio di carta, come inchiostro e grafite o si presenta all’improvviso in un pensiero chiaro.
Questo “sfuggire” dalle maglie della realtà sclerotizzata, l’andare verso rilassanti armonie, penso si rifletta nelle forme assunte dai miei progetti, forme significanti, recepite dall’uomo che le anima.
In treno, in autobus, in aereo, diveniamo creativi in ogni senso, perché la realtà diviene altra spostandosi con noi, mutando.
L’uscita dal tempo è funzionale al vivere contemporaneo. Il tempo dell’attesa è funzionale in questo senso, non è vuoto ma può arricchire se colto.