DOMANDA DI ANTONIO INTIGLIETTA Presidente EIRE Expo Italia Real Estate: “C’è chi sostiene che per realizzare politiche di sviluppo sul nostro Paese occorra concentrarsi su Milano e Roma. Ritenete che la nostra attrattività si concenti prevalentemente su queste due grandi città? O pensate, al contrario, che l’Italia tutta sia un Paese interessante per gli investimenti? E come possiamo comunicare al mercato questa ricchezza?”
RISPOSTA DI SIMONE MICHELI: VALORIZZARE IL TERRITORIO PARTENDO DALLA “SINERGIA”: RISANIAMO LO SCISMA
Abitiamo un mondo in continuo movimento, incessante evoluzione, vertiginoso sviluppo. Come possiamo vivere e sopravvivere non lavorando sinergicamente? Come affrontare la complessità moderna escludendo considerazioni in merito a qualità cooperative?
Sappiamo che la sinergia è la reazione di due o più agenti che lavorano insieme per produrre un risultato non ottenibile singolarmente: è quindi un gioco a somma positiva. In riferimento a questa definizione, risulta facile pensare che le risposte intorno alle quali lavorare sono tutte le città, non solo Roma e Milano. Una nazione perde il suo senso d’essere proprio nel momento in cui focalizza le proprie energie economiche, sociali e culturali solo su uno o due grandi centri, trascurando tutto ciò che è eccellenza. E l’eccellenza non sceglie di nascere in un determinato posto. Vero è che il capitale economico è spesso direttamente proporzionale al capitale sociale, quindi ad alto potenziale economico di un centro si accompagnerà maggiore qualità di risorse relazionali durature che un individuo o un gruppo può utilizzare per perseguire i propri fini. Ma la relazione è paragonabile ad una rete e si espande in base ai suoi componenti. Il problema è che quest’ espansione non è produttiva se non prevede “componenti di qualità”, le quali veicolano, raccolgono e promuovono altra qualità. Le vere politiche di sviluppo, quindi, dovrebbero prendere in considerazione l’insieme delle risorse nazionali. Ha senso concentrare lo sviluppo su ciò che, teoricamente, ha già un alto grado di evoluzione? La politica di sviluppo deve focalizzare la sua progettualità proprio su ciò che è “in fieri”, in divenire. E può farlo solo ricercando incessantemente il punto di forza di qualsiasi sistema: il merito, il contenuto e l’espressività. Solo chi si spinge oltre il proprio orizzonte visivo riesce ad affacciarsi su un futuro condiviso e condivisibile, nel quale diventa utile e indispensabile la valorizzazione trasversale delle eccellenze e delle potenzialità, l’investimento economico e fiduciario, l’incontro-scambio con la diversità.
Dobbiamo contrastare lo scisma: quello storico e sedimentato che sin dalle origini ha caratterizzato lo Stato italiano, da sempre frammentato e poco coeso. Infatti la frattura e l’abbandono della periferia (particolarmente in campo architettonico), sia a livello micro che a livello macro, non è mai la soluzione congeniale a processi evolutivi selezionati.
Il passo successivo è quello di comunicare al mercato questa ricchezza: tramite eventi settoriali ma accessibili, rassegne espositive e coinvolgenti, media attenti alla valorizzazione culturale e alla ricerca del particolare eccelso, incontri diplomatici efficaci e programmatici, nonché collaborazione e interscambio tra stati.
Lavorare insieme, prima che “essere in tanti”, significa soprattutto scegliere ed essere scelti.