Una riflessione sulla rete

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Una riflessione sulla rete

 

La rete ci rende e ci rendera’ sempre piu’ nudi, trasparenti, permeabili, comprensibili, normabili oltre che merce di scambio, elementi di un complesso sistema interattivo con incredibili capacita’ commerciali.

La rete ci permette di essere fuori dal tempo e dallo spazio conosciuto.

La rete ci rende felici per l’espansione comunicativa che la caratterizza.

La rete ci spaventa se pensiamo a tutto cio’ che di fisico abbiamo lasciato immergendoci nella quasi totale virtualità.

La rete ci ama, ci usa, si fa usare ed amare, rende possibile anche l’impossibile, tende a favorire l’allontanamento più che il corporeo avvicinamento.

In pochi lustri abbiamo mutato le nostre abitudini di comunicazione ma stiamo vivendo, comunque, in un limbo tecnologico embrionale, primordiale!

Domani e’ un altro giorno…

Altre continue quanto rapide e vorticose variazioni di stato ci aspettano.

Nemmeno l’immaginazione più fervida e’ in grado di disegnare, con proprietà, i perimetri delle umane interazione del nostro domani.

Possiamo, pero’, provarci attraverso grandi slanci immaginifici, costruendo nella nostra mente astratte possibili situazioni e probabilmente cio’ che riusciremo ad sognare ad occhi aperti rappresenterebbe solo una piccola anomala parte del reale nebuloso insieme fatto di sistemiche complessità.

Chissà fino a quali estreme posizioni ci porterà la rete…

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A reflection about the web….

 

The web will always make us even more naked, transparent, accessible, understanding, perceptive, rather than exchangeable merchandise, elements of a complex interactive system with an incredible commercial capability.

The web concedes us to be out of the familiar time and space.

The web makes us happy because of its communicating expansion.

The web scares us if we think about all the physical things we have left while immersing ourselves in almost a total virtuality.

The web loves us, uses us, lets itself be used and loved, makes possible even the impossible, tends to favor the abandonment instead of the approach.

In a few decades we have mutated our  communication habits, but we are living anyways in a primordial technical fundamental limbo.

Tomorrow will be another day.

Other continuous yet rapid swirling states of change are waiting for us.

Not even the most fervent imagination is able to design with accuracy, the perimeters of the future human interaction.

We can, however try through great imaginative leaps, build in our abstract mind possible situations, and probably what we will daydream about,  will represent just a small abnormal  part of the blurry fact of systematic complexity.

Who knows until what extent the network will take us.

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