
Questa settimana Milano è in overdose di storie, di eventi, di riflessioni, di sperimentazioni, di commerciali performances, di culturali approcci e di misurate innovazioni tecnologiche; è attiva testimone di un annuale desiderio di nuova affermazione, di celebrazione, di lancio e nuova proposizione, di passione e di routine. La Fiera brulica di persone, la città di eventi che narrano racconti di ogni natura.
Tutto ed il contrario di tutto, all’interno dell’evanescente dimensione del design, fa bella mostra di sé ricercando più o meno spasmodicamente plausi e consensi.
E’ buffo notare che spostando lo sguardo dal formicaio fieristico, dalle normali porzioni di città dedicate temporaneamente al mondo dell’arredo irrorate da impazzite formiche, rivolgendolo altrove, all’angolo apposto della strada, tutto continua a fluire con il ritmo lento-veloce di sempre: una signora compra dei pomodori da un fruttivendolo, un uomo d’affari viaggia a passo svelto, tutto incravattato, per raggiungere la sua meta, un imbianchino fa i suoi ritocchi ad una ringhiera di una casa, le mamme aspettano i bimbi all’uscita della scuola e…..
A noi sembra, uomini che vivono nel loro mondo nel mondo, che la città meneghina sia dedicata completamente al nostro fare, che tutto l’universo ruoti intorno ad esso, che oltre questa effimera dimensione ci sia il vuoto, che al centro del tempo e dello spazio ci sia solo la nostra tribù, ma basta fermarsi a guardare ad occhi aperti e a pensare per un attimo al reale senso della vita e tutto diviene chiaro, trasparente.
Ciò che viviamo e vediamo rappresenta solo un’ anomalo spettacolo ormai completamente scollegato da una vita che cambia e che sta cambiando.
Dovremo correre meno e riflettere di più, dovremo prendere coscienza che siamo una piccola parte di un tutto, dovremo agire con maggior senno pensando che la nostra bolla temporale può realmente evolvere solo attraverso osmosi di campo e lavori in rete, dovremo parlarci attraverso comuni linguaggi, dovremo connetterci e non allontanarci, dovremo agire con maggiore senso etico, dovremo capire e non nasconderci dietro un dito, dovremo accorgerci e non subire, dovremo uscire dal fiume nel quale continuiamo a nuotare senza riflettere, tirare fuori la testa dall’acqua e prendere una boccata di rinnovato ossigeno e cercare realmente e concretamente di costruire nuovi orizzonti possibili.
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New Possible Horizons
During this week Milan is full of tales, stories, events, experimentations, performances, cultural approaches and technological innovations; it is the active exhibition of an annual desire of affirmation, celebration, of passion and routine. The fair is full of people, the city is full of events that tell every kind of tales.
Everything is valid inside the evanescent design’s dimension, everything is exhibiting its self looking for praise and glorification.
It is funny to notice that moving the gaze from the swarm – from the parts of the city devoted to the furniture world – and looking to the opposite corner of the city, everything keeps on moving with its usual rhythm: a woman is buying tomatoes at the greengrocer, a business man runs to his destination with tie and overnight bag, an other one man is painting the balustrade of his house, mums are waiting for their children out of the school and…
We think that the city is devoted to our business and actions, that the whole universe is moving around this, that beyond our ephemeral dimension there is nothing, that we are at the centre of the space and time, but we just need to stop for a while and think to the real meaning of life and everything becomes clear and evident.
What we are living and seeing today is only a show unlinked from the life which is changing now.
We should run less and think more, we should understand that we are just a little part of a big universe, we should behave smartly, thinking that our temporal bubble can evolve only through communication and nets among people. We should use common languages to talk and be in relations, we should have more ethical behavior, we should wake up and not to sleep any more, we should concretely look for new possible horizons to build.